La Chimera
a cura di Roberto Cecchi
“Lion la testa, il petto capra, e drago la coda; e dalla bocca orrende vampe vomitava di foco…” (Omero – Iliade)
"... Nel mezzo apparì un viluppo di forme discordi e feroci, una sorta di spasimo metallico lustrante in una pelle incredibilmente verde-bruna: la Chimera. ..." (Gabriele d' Annunzio)
Chimera (dal greco Chimaira=capra), simbolo di mutamento, trasformazione, simbolo del fare; e capra, animale dei confini, tra terre, tra stagioni, tra selvaticità e domesticità, ben rappresentano la nostra città (vv ‘Chimera’ per approfondire)
La Chimera di Arezzo è un eccellente bronzo etrusco, probabilmente opera di un'équipe di artigiani aretini, che combina modello e forma stilistica di ascendenza greca all'abilità tecnica fornita dalle maestranze etrusche. Risale tra l'ultimo quarto del V e i primi decenni del IV secolo a.C.
Rinvenuta il 15 novembre 1553 durante la costruzione di fortificazioni medicee alla periferia della cittadina, fuori da Porta San Lorentino, venne subito reclamata dal granduca di Toscana Cosimo I de' Medici per la sua collezione: per Cosimo I, identificatosi in un neo principe etrusco, il bronzo simboleggiava le forze distruttive e negative e i nemici che aveva dovuto fronteggiare e sconfiggere. In merito Vasari scrisse: “ha voluto il fato che la si sia trovata nel tempo del Duca Cosimo il quale è oggi domatore di tutte le chimere“. Più esplicita di così l’avversione del Duca nei confronti di Arezzo!