a cura di Lions Club Arezzo Chimera
La Flora del Parco
Se le testimonianze letterarie, artistiche, architettoniche e materiali della civiltà sono qua una grande ricchezza, ancor più, in altro ambito, lo è la biodiversità.
Significativa florodiversità
1357 specie censite, di cui 1125 da considerare indigene e presenti sul territorio attualmente. Questa elevata fitodiversità è dovuta al fatto che il territorio in oggetto ospita ecosistemi forestali di grande valore tra i meglio conservati d'Europa ed ha una posizione geografica che lo rende “trait d'union” fra due contingenti floristici molto differenziati, uno di tipo settentrionale e l'altro di tipo meridionale.Ad esempio all'interno del Parco troviamo 37 specie e sottospecie di Felci e Licopodi (più di un terzo delle entità italiane) e 44 specie di Orchidee; 845 specie fungine, alcune delle quali prime e uniche in Italia, e addirittura nuove al mondo scientifico (Botryobasidiumsassofratinoense e Ceriporiopsisguidella, mai descritte prima).
Faggete
I boschi di faggio costituiscono in tutto l'Appennino la vegetazione più caratteristica e rappresentativa dell'orizzonte montano. Tra i 900–1000 m e le quote più elevate, il faggio tende a risultare dominante, anche se talvolta le faggete sono state sostituite da abetine di abete bianco, storicamente favorito dall'uomo per scopi selvicolturali. Nelle aree meglio conservate troviamo numerose altre latifoglie, quali frassino maggiore, aceri , tiglio selvatico, olmo montano. Tale vegetazione montana, ricca di specie arboree, è molto rara nell'Appennino e la sua presenza relittuale è di notevole interesse naturalistico. Nelle faggete di bassa quota e nei boschi misti mesofili di contatto si possono trovare tassoe agrifoglio.
Querceti
Querceti e boschi misti di latifoglie decidue. Occupano la fascia collinare e basso-montana, fino ad altitudini di circa 900–1000 m. Le costituenti arboree principali sono le querce, il castagno, i carpini bianco e nero, l'acero opalo.
Castagneti
Il castagno da sempre è stato favorito dall'uomo per ricavarne castagne e legname. Lo strato arbustivo era costantemente tagliato, gli alberi tenuti molto distanziati e la lettiera asportata per usi domestici e zootecnici. Con la diffusione delle malattie del castagno e lo spopolamento delle aree montane molte di queste selve sono state abbandonate e convertite in cedui o fustaie. Ciò nonostante i castagneti da frutto sono ancora piuttosto diffusi sia nel versante romagnolo che in quello toscano del Parco.
Arbusteti
Arbusteti e cespuglietti. Gli arbusteti presenti sono generalmente da considerare come stadi secondari derivanti dalla colonizzazione di radure erbose abbandonate, in quanto le altitudini modeste non permettono lo sviluppo di brughiere subalpine primarie, con eccezione della cima di Monte Falco. Si possono distinguere gli arbusteti montani da quelli collinari e submontani. Alle quote superiori troviamo mirtilloe brugo, o cespuglieti con ginestra dei carbonai e felce aquilina. A quote inferiori troviamo prugnolo, rovi, biancospino, rosa selvatica, ginepro comune, pero selvatico, e sanguinello.
Prati e pascoli
In tutti i settori del Parco ed a tutte le altitudini sono presenti aree prative destinate al pascolo, anch'esse di origine secondaria in quanto derivate dalla distruzione di formazioni forestali avvenuta in tempi lontani. Pratelli erbosi su cenge rocciose. Nonostante le piccole superfici che ricoprono, sono particolarmente ricchi di specie dal grande valore fitogeografico. Alle quote superiori, localizzati sulle rupi esposte a settentrione presso la cima del M. Falco, troviamo residui di vegetazione subalpini di periodi più freddi, in cui queste specie avevano diffusione ben maggiore. Tra queste citiamo l'Anemone a fiori di narciso, la Sassifraga a foglie opposte, la Genziana verna e la Viola di Eugenia, simbolo della flora italiana e caratteristica dei massicci appenninici dell'Italia centrale, che raggiunge qui il suo limite settentrionale di distribuzione.